
Sappiamo ormai che ogni individuo è in grado di registrare i messaggi non verbali delle persone che gli stanno attorno. Naturalmente non fanno eccezione gli scrittori che, in effetti, molto spesso vi ricorrono al fine di dare spessore e credibilità ai personaggi dei loro romanzi.
Facile comprendere come, conoscendo l’applicazione della Comunicazione Non Verbale nella scrittura, si possano quindi ampliare le competenze necessarie alla stesura di un’opera completa e particolarmente curata nei dettagli.
Uno dei comportamenti umani sovente trattati nei romanzi è la menzogna.
Paul Ekman, maggior studioso in merito e autore del volume impressionante di informazioni contenute nel suo F.A.C.S. (Facial Action Coding System), definì egregiamente la differenza fra la menzogna e la verità:
“Verità: sincera intenzione di fornire accurate informazioni.
Menzogna: la scelta deliberata di voler indurre qualcuno in errore, senza preavviso.”
Nella nostra vita reale potrebbe essere interessante sapere che chi mente ferma all’improvviso le mani o che, in caso di menzogna sempre secondo Ekman, assistiamo a un importante aumento del contatto “mano-volto” e che questo accade perché mentire porta un aumento della microcircolazione sanguigna, con conseguente restringimento dei capillari e che questo… si traduce in prurito!
Nelle microspressioni facciali la menzogna coinvolge aree ben precise, i muscoli hanno una loro funzione e il loro attivarsi denota un pensiero formulato e stabilizzato dall’individuo stesso. Vedremo quindi coinvolte tutte le aree – occhi, naso, labbra – nella suddivisione dei tre piani del volto impegnate nel controllo della parola, ma in quello emozione.
E allora: sfregarsi il mento, grattarsi il sopracciglio, accomodarsi i capelli, toccarsi il naso, coprirsi la bocca, sono tutte azioni che, sapendone cogliere i significati intrinseci, ci indicano una menzogna alla base di quanto un individuo sta affermando in quel momento.
Queste informazioni però, nell’ambito della scrittura, devono trovare una loro funzione: conoscere il significato dei gesti e dei comportamenti non può tradursi in una pretesa verso il proprio lettore ma, come abbiamo già avuto modo di ripetere, chiunque registra i messaggi non verbali sotto forma di input esterni.
Questo vale anche per il lettore di un romanzo che sta mentalmente costruendo l’immagine di quanto legge in quel momento: se, nella sua personale ricostruzione suggerita dall’autore, gli verranno forniti precisi elementi riconducibili a movenze e gesti dei personaggi, possiamo affermare con certezza, che saprà percepire e registrare il messaggio nascosto fra le righe.
Probabilmente, chi si fosse avvicinato da poco al mondo della CNV a servizio della scrittura, potrebbe percepire una spiegazione del genere come difficile da applicare al lato pratico, pertanto ritengo giusto riassumere tutto quanto scritto con un esempio.
Di seguito comparirà un brevissimo brano dove, nella prima versione, si potrà leggerne il contenuto così com’è; nella seconda, invece, troveremo la CNV applicata a servizio del testo.
Vi invito a leggerlo e porvi la domanda più importante di tutte:
“Cosa sta dicendo il comportamento di quel personaggio?”
“Jack entrò nel salone, si guardò attorno ricordando il motivo dell’ultima sua visita in casa dell’amico Matt. Gli indicarono di accomodarsi in attesa del suo ospite. Scelse la solita poltroncina color vinaccia, la sua preferita, e sedette comodo. Portò una caviglia al ginocchio afferrandola con una mano; quel posto sapeva di cera per legno e polvere posata sulla libreria che occupava l’intera parete davanti ai suoi occhi. Finalmente avrebbe incontrato Matt.”
Se inseriamo la CNV:
“Jack entrò nel salone e inspirò profondamente guardandosi attorno, ricordava il motivo dell’ultima sua visita in casa dell’amico Matt. Gli indicarono di accomodarsi in attesa del suo ospite e lui scelse la poltroncina color vinaccia, la sua preferita. Posò una caviglia al ginocchio e l’afferrò con una mano; il colletto della camicia adesso gli andava stretto e sentiva il bisogno di allentare la cravatta. Quel posto sapeva ancora di cera per legno e polvere posata sulla libreria che occupava l’intera parete davanti ai suoi occhi. Fissava i libri davanti cogliendone solo i colori. Trattenne il respiro per un momento, poi si alzò e si avvicinò a quella libreria con le mani sui fianchi, pensava che finalmente avrebbe rivisto Matt e avrebbe parlato. I passi dal corridoio richiamarono la sua attenzione, si voltò verso la porta ergendosi in tutta la sua altezza, era pronto.”
Nei prossimi articoli affronteremo esempi pratici per imparare a descrivere il LNV (Linguaggio Non Verbale) dei personaggi a seconda dell’emozione che serve allo scrittore.
Comunicazione Non Verbale e Personaggi di un Libro (Parte I)
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Original photo credit: Gino Crescioli from Pixabay